In Maremma
Scegliete l’ecosistema che volete: un bosco, una duna, un lago o un fiume. Munitevi di un taccuino, di una mappa e di una macchina fotografica. Ecco, in silenzio e rispettando la natura, siete pronti a “guardare” la vita
Il termine biowatching indica la pratica d’osservare la diversità biologica. La parola, infatti, è formata dal prefisso “bio-” (derivante dal greco antico e che significa “vita”) e dal verbo inglese “watch” (guardare). Quest’attività è stata inventata dal naturalista Francesco Mazzatesta nel 1990, ampliando la più nota e diffusa disciplina del birdwatching, che interessa principalmente l’avifauna. Gli uccelli, infatti, grazie ai lori colori, dimensioni, cinguettii, capacità di volare e soprattutto, grazie al fascino della migrazione, da sempre hanno attirato l’attenzione degli uomini.
Il biowatching, invece, riguarda tutte le forme di vita che possono essere presenti in un territorio: piante, insetti, uccelli, mammiferi o loro tracce. Si tratta, perciò di un’osservazione a 360° e può essere praticata a vari livelli da tutti coloro che nutrano amore e curiosità verso la natura: l’esperto andrà in cerca di specie rare e specializzate; il neofita inizierà ad avvicinarsi all’ambiente, lasciandosi guidare dai professionisti; il bambino imparerà a comprendere e apprezzare l’habitat, in cui vive, in ogni suo aspetto.
Questo tipo d’esplorazione può essere fatta in ogni stagione e in ogni ecosistema: boschi, prati, fiumi, laghi, dune, ecc. Un buon metodo d’indagine è fare lo stesso percorso in diversi periodi dell’anno e in diverse ore della giornata, in modo da poter vivere i cambiamenti della vegetazione e incontrare o ascoltare animali differenti. Molte specie, infatti, hanno abitudini mattutine o diurne, altre crepuscolari o notturne. Può essere utile avvalersi di richiami, ma solo se si possiede una buona conoscenza dell’etologia della fauna.
Andando in natura è importante avere un abbigliamento adatto, comodo, poco appariscente e adeguato al clima: scarpe da trekking, pantaloni lunghi, impermeabile o giacca, cappello, ecc. È fondamentale portare un taccuino per segnare le specie avvistate, un binocolo per osservare da lontano e un altro con fuoco ravvicinato, una macchina fotografica per immortalare le forme di vita incontrate. Per gli inesperti consiglio, invece, soltanto il taccuino e la macchina fotografica.
Anche il comportamento è importante: rimanere in silenzio, aumenta, infatti, le possibilità di vedere e sentire gli animali; non fumare e non avere profumi evita che sia percepita la nostra presenza. La consapevolezza d’essere ospiti della natura non deve mai venire meno. È preferibile essere sempre in compagnia, ma se amate fare quest’esperienza da soli, è raccomandabile informare qualcuno di fiducia sul tracciato, che intendete seguire.
La scoperta, il senso d’avventura, le conoscenze apprese, fanno del biowatching un’attività didattica per bambini e ragazzi, idonea alle famiglie e alle scuole. La Maremma toscana per le sue peculiarità, per il clima mite e per la varietà degli ecosistemi è un luogo privilegiato, dove poter effettuare il biowatching, durante tutto l’arco dell’anno. I numerosi sentieri, le Riserve Naturali, le Oasi del WWF, permettono di vivere a contatto con la natura. Questo territorio, inoltre, grazie a un impatto antropico minore rispetto ad altre zone italiane, conserva aree che hanno mantenuto il giusto equilibrio tra natura e attività umana.
Alcune buone pratiche, nate dalla saggezza contadina, sono ancora presenti nella nostra campagna, come le siepi e i muretti a secco utilizzati per dividere il confine tra i vari proprietari. Le prime, formate per lo più da rose canine, rovi da mora, prugnoli selvatici, sambuco, caprifoglio, biancospini, sono cibo e casa per molti insetti e animali. Durante il periodo di fioritura, infatti, questi arbusti forniscono nutrimento ad altri organismi, per esempio le api, insetti impollinatori protetti, che giocano un ruolo essenziale per l’ambiente e l’uomo. In altre stagioni i frutti e le bacche sono sostentamento per molti uccelli, mentre il fitto intreccio di rami è un luogo ideale per la costruzione del nido da parte dei passeriformi. I muretti a secco, invece, sono rifugio per i rettili: lucertole muraiole e campestri, ramarri, ecc. Nei piccoli depositi di terra tra una pietra e l’altra nascono piante come il Sedun o l’ombelico di Venere, ma anche sulla stessa superficie dei sassi possiamo trovare forme di vita, quali muschi e licheni. Entrambe queste recinzioni perciò sono fondamentali al mantenimento della biodiversità e sarebbe auspicabile che, nei nostri territori a vocazione rurale, fossero obbligatorie la loro realizzazione e conser
vazione.
I metodi di coltivazione biologici, ormai già da anni praticati dagli agricoltori maremmani, sono un valido aiuto per la salvaguardia dell’ambiente e la presenza di forme di vita, che altrimenti sarebbero distrutte dai pesticidi. L’ottima salute delle nostre acque e la qualità dell’aria, infatti, attestate dagli indicatori biologici (libellule, gamberi e granchi di fiume, licheni, api, micromammiferi, ecc.), rendono possibile l’esistenza di piante, insetti e animali, ormai assenti in altri luoghi.
A questo punto non ci resta che preparare lo zaino, le mappe, scegliere l’ecosistema da indagare e partire alla scoperta della natura.
Irene Belli, guida ambientale escursionistica (347 0819484)
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