Verità Analogica e Verità Digitale: Narrazione o Informazione
Scrivere sulla carta del numero zero è come tenere a battesimo la nascitura rivista: partecipare alla sua iniziazione implica indagare sul suo futuro.
Non so come intende riempire le pagine di questo magazine cartaceo il suo fondatore Richard Harris, ma dalle sue parole “…ospita(re) un dibattito informato e pacato sulle opportunità e le scelte che affrontiamo singolarmente e collettivamente”, significa prendersi un impegno non da poco in un momento nel quale l’informazione digitale sta soppiantando non solo la stampa, ma soprattutto la verità. Siamo nella società che il filosofo Byung-Chul Han definisce dell’infocrazia: il regime dell’informazione. Nella società dell’informazione digitale l’apparente facilità di comunicare si trasforma, al contrario, nella prigione della verità fattuale. L’ebrezza della comunicazione in tempo reale, una presunta libertà (garantita dalla trasparenza) gestita dallo smartphone che è il nostro informatore, ma anche la nostra spia. La libertà sfrenata di comunicare ci illude di far parte di una comunità libera, che, invece, ubbidisce al suo capo, l’influencer, che, impadronitisi dei nostri profili, guida i comportamenti. Potrà la carta stampata, sottraendosi al dominio dell’informazione, ricondurci a scelte autentiche, a sentimenti intensi, risvegliandoci da quel torpore indotto da una società che teme il conflitto e lo maschera soddisfacendo ogni nostro bisogno?
In effetti le fake news, la disinformazione, ha qualche difficoltà in più ad essere divulgata sulla carta, forse per il pudore di essere veicolata da uno spazio che comporta tempi più lenti di quelli della rete e quindi con un maggiore ascolto. O forse perché la narrazione scritta implica un discorso e quindi una comunità riconoscibile che legge, mentre la comunicazione digitale -di fatto priva di comunità- si rivolge in primis a chi comunica negando così l’agire comunicativo che significa far sparire l’interlocutore rendendoci incapaci di ascoltare. La comunicazione alla quale siamo continuamente sottoposti, sempre più incalzante, martellante, e indifferente alla realtà dei fatti, ci ha abituati a una sconcertante oscillazione tra realtà e menzogna che ha trovato il suo consenso nella comunicazione on line. La rivista cartacea sta alla fotografia analogica come la fotografia digitale sta alla comunicazione digitale. Le prime rappresentano i fatti e le opinioni come sono, le seconde producono realtà artificiali. Le narrazioni si riducono a informazioni e a quel punto la quantità oscura l’autenticità, la credibilità, la verità.
Ma la verità è quello che ci serve per esistere – sosteneva Hannah Arendt. “Il regime dell’informazione (digitale) sta soppiantando il regime della verità” sostiene Byung-Chul Han.
Lascia un commento