Pastorizia e predazione

Mappa di sintesi della pastorizia, della predazione e della prevenzione
Fonti: ASL Toscana Sud Est, Istituto di Ecologia Applicata.
NB: Gli interventi di prevenzione sono del LIFE MedWolf e non comprendono quelli acquisiti con altri fondi privati o pubblici
Sarebbe sbagliato asserire che non si parla pubblicamente della “battaglia” fra pastorizia e predazione in Maremma. La stampa locale riporta la cronaca (nera) di pecore sgozzate e di pastori arrabiati. Diverse sono le conferenze sul tema organizzate dalle associazioni di categoria ed altri. Non mancano le parole; mancano le informazioni.
Dopo una richiesta alla Regione Toscana tramite la Garante della Trasparenza, La Spia rende pubblici dati per la prima volta che descrivono il fenomeno della predazione nella Provincia di Grosseto. In particolare, l’ASL Toscana Sud fornisce “Il registro degli eventi predatori a danno del bestiame” che elenca tutti gli episodi di predazione dall’ottobre 2014, con i numeri degli animali uccisi e la posizione geografica. Tutti i dati possono essere consultati al sito laspiadellamaremma.it, mentre in questo numero vengono sintezzati nella forma di una mappa. Subito si vede un primo aspetto inatteso; le agressioni sono sparse sul tutto il territorio ma concentrato in poche aziende.
I dati sono di non facile interpretazione, anche perché non sono stati raccolti per essere condivisi pubblicamente. Per questo motivo, nelle pagine seguenti, abbiamo dato la possibilità a che fornisce le informazioni di contestualizzarli e interpretarli. Non tutti saranno d’accordo sulla validità e il vero significato delle informazioni. Per esempio, si legge nel Tirenno del 14 ottobre 2016:
«Non è vero che le predazioni sono diminuite del 50 per cento, come dicono i numeri ufficiali, e ora vi spieghiamo perché». Dopo la l’ultima predazione subita due giorni fa, due allevatori amiatini contestano i dati forniti dalla Asl, secondo i quali gli animali da allevamento sbranati dai lupi sarebbero dimezzati.
«Hanno il coraggio di dire che è una montatura mediatica» sbotta Giacomo Franceschelli, allevatore di Monte Labro di Arcidosso, che in un anno si è visto mangiare oltre 100 capi. Gli fa eco Emilio Ricciardi, del Casale di Stribugliano, siamo sempre ad Arcidosso, che è costretto a chiudere il gregge nell’ovile, «lasciando marcire quella magnifica erba che le pecore potrebbero brucare e alimentandole, invece, col fieno che devo comprare».
I due allevatori sono stremati: «Dopo che mi ha divorato l’ennesima pecora – dice Ricciardi – me lo sono trovato davanti. A una ventina di metri da me, pronto per assaltare il gregge un’altra volta. Ho urlato, ho agitato le braccia, lui mi ha guardato e poi è tornato a nascondersi dietro la siepe. Mercoledì mi ha sbranato una pecora, ma siccome non ho trovato la testa coi buchi, i veterinari non la possono considerarla come una predazione» (che entrerebbe nel novero dei dati ufficiali). La mia situazione è questa – descrive l’allevatore – Quest’anno, guardando le pecore a vista, senza lasciarle un attimo, ho perso 17 capi. Solo tre mostravano i buchi nel collo e solo tre mi sono state riconosciute come predate. Le altre 14 no. Allora comprendo tante cose. Comprendo perché secondo i numeri Asl le predazioni sarebbero diminuite del 50%.
In seguito La Spia (e non il Tirreno) ha chiesto un chiarmento dall’ASL, che risponde che dal 07/10/2014 i sopralluoghi dei veterinari ASL sono eseguiti nell’arco delle 24 ore (anche nei weekend) dalla segnalazione dell’allevatore e che non ha cambiato le sue metodologie, perciò i dati possono illustrare correttamente l’andamento della predazione anche se i numeri non sono assoluti
Comunque, il punto clou del commento del Dott. Madrucci è: Ormai la maggioranza delle aziende zootecniche grossetane adotta uno o più strumenti di prevenzione e ha modificato la modalità di gestione delle greggi, questo ha portato a una drastica diminuzione delle predazioni, osservabile anche nel dimezzamento delle denunce di predazione annotate nel Registro degli eventi predatori nei primi nove mesi del 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015, a parità di condizioni ambientali e sociali (numero costante di lupi e ibridi, indennizzi regionali ancora in vigore, assenza di focolai di malattie infettive, possibilità di interramento delle carcasse).
L’Anagrafe Nazionale Zootecnica fornise dati che illustrano l’andamento dell’allevamento di pecore e capre. Se paragoniamo di dati di fine ottobre 2006 e fine ottobre 2016, si osserva, fra l’altro:
- Un calo di 21% degli ovicaprini (258636 >> 203311)
- Un calo del 25% degli allevatori (1712 >> 1290)
- Un calo del solo 10% degli ovicaprini nel Comune di Manciano, quello con il più altro numero di allevamenti (43008 >> 38905)
I dati completi possono essere consultati al laspiadellamaremma.it, dove i lettori possono contribuire a chiarire la vicenda.
Si può notare che le aziende tendono a diventare più grande, ma questa è solo una parte della storia. Se il mero numero delle bestie predate non corresponde alla realtà del fenomeno predazione, anche i dati quantitativi delle pecore non aiutano a capire come la natura dell’allevamento si sta trasformando. L’allevamento ovicaprino tende alla riduzione della pastorizia tradizionale (e il presidio del territorio) e verso lo stallaggio e un allevimento più intenso, con razze di pecore più produttive e più adatte alle nuove condizioni.
Quello che emerge è una serie di politiche adottate in tempi e sedi diverse. L’Unione Europeo che da la predazione assoluta ai lupi, l’Italia che protegge anche gli ibridi e i cani randaggi, la Regione Toscana che indennizza (parzialmente e lentamente) i danni della predazione e sovvenziona misure di prevenzione (cani e recinti) nell’assenza di una visione olistica del territorio. Si salva il lupo e si salva la pecora, ma si trascura il territorio e la terra. La Maremma scivola nel mare per via del cambio climatico, per l’arare delle versanti per il grano, per la mancanza di strategia nella gestione dei fiumi, e anche per l’abbandono delle pasture. Il ruolo del pastore e della pecora è stato fondamentale per il controllo e la custodia del territorio maremmano. Se non loro, chi?
Il 2 decembre 2016, La Spia della Maremma organizza una conferenza sulla pastorizia e la predazione nel Polo Universitario di Grosseto. Fra i relatori:
Andrea Sforzi, Museo di Storia Naturale
Massimo Detti, Presidente Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Grosseto
Marco Marcatili, Nomisma
Paolo Banti, Regione Toscana
Valeria Salvatori, Life MedWolf, Istituto di Ecologia Applicata
Paolo Madrucci, Azienda USL Toscana Sud Est
Richard Harris, La Spia della Maremma
Giampiero Sammuri, Presidente Federparchi e Presidente Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano
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