Parlare per capire
Promuovere il dialogo sulla gestione del lupo aiuta a capire le diversi posizioni
Il conflitto sociale che si sviluppa intorno alla presenza del lupo può raggiungere livelli elevati che spesso non possono essere mitigati con interventi tecnici tesi a ridurre l’impatto che il predatore ha sulle attività produttive.
Nella fattispecie, in provincia di Grosseto l’espansione della presenza del lupo ha comportato una complicazione ulteriore per gli allevatori, già aggravati da molte difficoltà che caratterizzano il loro settore. Nonostante gli interventi tecnici delle amministrazioni competenti (Provincia e poi Regione, ASL), di progetti specifici (fondi PRAF e LIFE) che hanno portato in direzione di una gestione del bestiame tesa alla protezione dagli attacchi (mediante l’adozione delle misure di prevenzione) e dell’indennizzo delle perdite sofferte (tramite programmi d’indennizzo), le divergenze di opinioni e di posizioni sulla presenza del lupo permangono ed hanno spesso alimentato conflitti settoriali, anche riportati dai media locali.
Nell’ambito del progetto LIFE MEDWOLF[1], che si è svolto in provincia di Grosseto dal 2012 al 2017, la provincia di Grosseto con altre realtà presenti sul territorio, come le associazioni professionali agricole, Legambiente e WWF, ha condotto una serie di attività tese alla sperimentazione di misure di prevenzione e monitoraggio accurato del lupo. Il gruppo di lavoro, coordinato dall’Istituto di Ecologia Applicata di Roma, ha svolto una intensa azione di supporto agli allevatori che hanno fatto richiesta degli strumenti preventivi, seguita dalla valutazione dell’efficacia delle misure adottate. Si è stabilito un rapporto di collaborazione con un gruppo di allevatori che ha cominciato un percorso, tutt’ora impegnati per cercare di svolgere al meglio il loro lavoro cercando di limitare i continui attacchi del predatore.
Il lupo è una specie protetta dalla normativa Europea e nazionale, la sua presenza è aumentata notevolmente negli ultimi decenni, e può capitare di avvistarlo anche di giorno. Frequenta zone dove non era mai stato visto prima (la zona litorale della Riserva della Feniglia ne è un esempio), sferra attacchi predatori alle facili prede che pascolano incustodite, a volte anche in presenza di cani da protezione del bestiame. Gli allevatori si trovano spesso ad affrontare situazioni difficili, ulteriormente complicate dalle procedure amministrative a da una burocrazia che non aiuta. Anche se gli aiuti economici sono disponibili, non sempre sono sufficienti a colmare un vuoto creato dalla devastazione che genera la visione del proprio lavoro distrutto da un attacco di lupo. Questo genera una sensazione di frustrazione, di abbandono e di scarsa considerazione, soprattutto da parte delle istituzioni, proprio quelle istituzioni che dovrebbero valorizzare il lavoro degli allevatori perché, in provincia di Grosseto, rappresentano un valore culturale, oltre che economico per le comunità locali. Si ha la sensazione che il lupo abbia un valore maggiore della vita e del lavoro delle persone. Questo ci hanno riportato durante le molte interviste e gli incontri che abbiamo fatto con loro per cercare di capire come meglio adattare le misure di prevenzione alle loro realtà di gestione aziendale. Nulla di ideologicamente contrario alla presenza del lupo come elemento del nostro patrimonio naturale, il lupo è parte degli ecosistemi, è un animale affascinante e i molti allevatori che lo hanno visto ne hanno un profondo rispetto. Ma se si macchia della colpa di distruggere il lavoro di chi alleva gli animali nel rispetto del loro benessere, allora la disperazione prende il sopravvento e non si è più disposti a subire perdite senza ricevere un adeguato supporto dalle istituzioni e dal resto della società. Proprio per questo abbiamo voluto condividere questa loro situazione con altri gruppi d’interesse che rappresentano realtà diverse, ma con un’attenzione particolare al legame con il territorio. La Maremma, una terra non facile, fortemente influenzata dalla presenza delle attività umane. Se non ci fossero gli allevatori e gli agricoltori la Maremma non sarebbe quello che è adesso, un paesaggio amato e apprezzato a livello nazionale e internazionale. La Maremma che vogliamo conservare, che non vogliamo abbandonare, che vogliamo continuare a vivere perché è l’insieme delle sue caratteristiche che fa sentire orgogliosi di essere Maremmani. Questa passione per la terra è stata condivisa da tutti gli invitati agli incontri che abbiamo svolto a Grosseto, presso il museo di Storia Naturale della Maremma. Era il filo conduttore, il motore che ci spingeva a lavorare insieme per trovare soluzioni concrete, nel rispetto di tutti.
Durante il 2019, con il supporto della Commissione Europea, abbiamo convocato sei incontri, a cui hanno partecipato un numero variabile di persone (tra 20 e 30). Gli allevatori e i rappresentanti del mondo allevatoriale rappresentavano la maggior parte dei partecipanti, ed hanno lavorato a stretto contatto con gli animalisti di LAV, di Irriducibili Liberazione Animale, con gli ambientalisti di Legambiente e WWF, con alcuni cacciatori e i presidenti del Caseificio di Manciano e del consorzio dell’agnello IGP, i Carabinieri Forestali e i funzionari regionali dell’ufficio territoriale di Grosseto. Abbiamo invitato i sindaci ma solo in poche occasioni hanno voluto unirsi al gruppo di lavoro. Gli incontri erano gestiti da un facilitatore professionista che, con tecniche di mediazione, ha saputo gestire il gruppo in modo tale da far emergere i punti in comune a cui tutti hanno voluto contribuire.
Non è stato un percorso facile, né uno strumento per convincere una parte delle ragioni dell’altra, quanto piuttosto un percorso democratico e informato sulla gestione partecipata e attiva di un tema a lungo dibattuto e non ancora risolto.
“Vorremmo capire meglio come ognuno di noi vede e vive questa situazione e quali sono gli impatti generati in relazione ai propri mezzi di sostentamento, attività e interessi. Sulla base di questa comprensione comune, vorremmo sviluppare soluzioni pratiche che garantiscano il benessere e gli interessi di tutte le parti interessate nel nostro gruppo. Vorremmo sostenere, in particolar modo, gli allevatori a Grosseto, perché riconosciamo che sono particolarmente colpiti dalla presenza del lupo e degli ibridi, oltre ad essere gravati da altri fattori.” Questo recita la Mission del gruppo di lavoro che ha istituito la Piattaforma sul lupo a Grosseto[2].
A maggio 2019 abbiamo organizzato un incontro a Firenze[3] per presentare le nostre proposte operative alla Regione Toscana, in presenza dei rappresentanti della Commissione Europea e del Ministero dell’Ambiente.
Le proposte avanzate sono molto concrete, e vanno tutte nella direzione di una rivoluzione socio-culturale che prende coscienza dell’importanza del ruolo dell’allevamento estensivo che garantisce la cura del territorio e la qualità del nostro cibo. Si richiede l’istituzione di un sistema di certificazione dei sistemi di prevenzione, che devono essere adeguati, efficaci ed efficienti. Allo stesso tempo un sistema di supporto per gli allevatori per cui la presenza del lupo comporta alcuni cambiamenti nella loro gestione aziendale: si dotano di strumenti costosi e non rappresentano più un costo per lo Stato perché le predazioni sono pressoché azzerate, ma vengono dimenticati anziché essere premiati. Abbiamo messo a disposizione di tutti le tantissime informazioni sul lupo che sono state generate da decine di studi e progetti portati avanti da diversi enti in Toscana. Tutto è disponibile online, tutti possono accedere ai risultati di ricerche, progetti e studi. Abbiamo coinvolto allevatori, cacciatori e ambientalisti nelle tecniche di monitoraggio del lupo, per farli partecipare alle iniziative locali e nazionali. E’ stato inoltre prodotto un manualetto di campo[4] per gli allevatori che cerca di aiutarli a risolvere i problemi più comuni con le misure di prevenzione, basato su soluzioni che hanno riportato altri allevatori. Il piano d’azione[5] che è stato prodotto non riguarda solo il lupo, ma una integrata valorizzazione della biodiversità del territorio e di chi lavora per mantenerlo tale.
[1] http://www.medwolf.eu/index.php/home.html
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