Il lupo in Italia


Fatto sta che il lupo, in Italia, dopo essere stato drammaticamente vicino all’estinzione, oggi è totalmente fuori pericolo. Le liste rosse italiane sono state redatte per i vertebrati la prima volta nel 2012 ed il lupo fu inserito nella categoria “Vulnerabile”, la meno grave delle tre categorie di minaccia. Negli anni ’70 del secolo scorso sicuramente sarebbe stato valutato come “pericolo critico” e negli anni ’90, probabilmente come “minacciato”. Con l’aggiornamento delle Liste Rosse del 2022 il lupo, grazie ai dati di ISPRA, è uscito dalle specie minacciate ed è stato inserito nella categoria superiore “quasi a rischio”. Per dare un’idea, con la categoria del 2012 tra le specie animali valutate ce n’erano 327 che erano più minacciate del lupo (inserite nelle categorie in pericolo critico o minacciate). Con la categoria del 2022 le specie valutate più minacciate del lupo sono 655. E la base di confronto è costituita solo dalle specie valutate che sono 3167 delle circa 57.000 presenti in Italia, i 5,5% del totale.

Cosa voglio dire con questo? Che chi lavora sulla conservazione e soprattutto nei parchi deve tenere conto dell’evoluzione dello stato delle varie specie, Ci sono specie che oggi rischiano l’estinzione in Italia e sulle quali vanno concentrate le azioni di conservazione. Talvolta sono specie meno carismatiche ed accattivanti per il grande pubblico rispetto al lupo: anfibi, rettili, pesci, invertebrati, ma chi lavora nel campo della conservazione ha il dovere di tenerne conto. Purtroppo ancora oggi ci sono dei parchi che fanno progetti di conservazione sul lupo e magari hanno un invertebrato che in tutt’Italia vive solo in quel parco e non si sa nemmeno se sia ancora presente o estinto. Spesso questo atteggiamento è stimolato da chi ha lavorato, magari trenta anni fa, per la conservazione del lupo, quando era sicuramente molto necessario, e non riesce ad entrare nella nuova situazione. A tale proposito mi sono fatto un esame di coscienza sostituendo al lupo il falco pescatore. Mi sono detto: se invece delle sei coppie nidificanti in Italia che lo fanno inserire nella categoria “in pericolo critico” ce ne fossero 50 cosa farei? Sinceramente mi sono risposto che abbandonerei progetti di conservazione della specie per dedicarmi ad altro, soddisfatto del risultato ottenuto.

Con questo voglio dire che non ci si deve occupare del lupo? Al contrario è necessario soprattutto per gli aspetti gestionali e di rapporto con l’uomo ed in parte anche per la conservazione, visto che c’è il problema serio dell’ibridazione. Come detto, oggi il lupo ha una situazione ottimale sotto tanti punti di vista: un’abbondante quantità di prede, come probabilmente non ha mai avuto, ed una protezione garantita dalla legge. Ma l’ibridazione, cioè il risultato di un incrocio cane/lupo è una minaccia molto più subdola che rischia di minare la purezza genetica della specie. Purtroppo in Italia ci sono decine di migliaia di cani randagi, inselvatichiti o vaganti che potenzialmente possono accoppiarsi con il lupo. È quindi necessaria una forte azione di contrasto al randagismo ed un aumento delle sterilizzazioni: è sicuramente fondamentale per la conservazione del lupo, ma anche una scelta di civiltà.

Il conflitto con gli uomini

Proprio nelle zone di nuova espansione si registra il maggior conflitto con le attività umane, in particolare con gli allevamenti. I pastori abruzzesi hanno sempre convissuto con il lupo e quindi hanno anche sviluppato comportamenti “difensivi” molto efficaci come l’utilizzo di cani da guardiania e le recinzioni. Anche i parchi nazionali abruzzesi hanno storicamente dato il loro contributo con numerose azioni per favorire la convivenza tra attività zootecniche ed il lupo. Al contrario, in altre zone d’Italia il lupo era scomparso da molte generazioni e la sua veloce ricomparsa ha trovato gli allevatori completamente impreparati e i danni sono stati molto più consistenti.

lo penso che le nostre produzioni zootecniche di qualità vadano salvaguardate per prima cosa con misure di prevenzione sviluppate anche grazie alla formazione degli allevatori e al sostegno economico per cani e recinzioni. Poi i danni devono essere indennizzati, del resto se lo si fa per quelli prodotti dai cinghiali – specie di nessun interesse per la conservazione e che, anzi, va limitata perché troppo abbondante – non si capisce perché non si debba fare altrettanto (e con decisione) per i danni prodotti dai lupi.

C’è poi un punto che spesso cattura l’attenzione dell’opinione pubblica: l’eventualità che i lupi possano essere abbattuti legalmente in Italia, dopo quasi 50 anni di “regime protetto”. Su questo aspetto si concentrano, oltre ai media, anche le opposte tifoserie, quelle pro e quelle contro i lupi.

lo credo che, contrariamente a ciò che appare nei dibattiti che si accendono di volta in volta, gli abbattimenti siano una questione quasi irrilevante, nel bene e nel male, a differenza di tanti altri elementi. Qualche lupo abbattuto legalmente in caso di estrema necessità (in aggiunta a quelli illegali) non cambia lo stato di conservazione della specie che, come detto è molto buono e con trend positivo. D’altra parte nemmeno risolve il problema generale dei danni agli allevamenti per la qual cosa sono più efficaci le azioni di difesa sopra illustrate. Comunque proprio perché è un’azione poco significativa in entrambi i sensi, a mio avviso andrebbe ridimensionata nella sua rilevanza.

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